Maurice Sendak (USA, 1928-2012), scrittore e illustratore, ha pubblicato quello che è considerato il suo capolavoro (Nel paese dei mostri selvaggi, il cui titolo originale è Where the Wild Things Are) nel 1963. Di sé diceva: «I don’t write for children. I don’t write for adults. I just write.» Come dargli torto? Impossibile, perché è senz’altro vero che la scrittura, i libri, anche quelli etichettati di solito “per bambini”, quando sono scritti bene, parlano a tutti, indipendentemente dall’età.
Ed è così per il suo più noto albo illustrato, Nel paese dei mostri selvaggi (Babalibri, 2011), appunto, che rivoluzionò il mondo dei picture book, sancendo l’ingresso in questo genere narrativo dell’inconscio infantile. Il suo libro contribuì in modo decisivo a rompere gli schemi tradizionali della letteratura per l’infanzia: non più storie solamente edificanti, con insegnamenti morali espliciti, il più delle volte tese a dimostrare che i comportamenti “cattivi” vanno incontro a punizioni e quelli “buoni” ai giusti premi, ma storie “divergenti”, in cui i protagonisti fanno ciò che non bisognerebbe fare e anche attraverso la trasgressione arrivano a crescere.
Il protagonista del libro è Max, un ragazzino che ne combina tutti i colori, fino a rivoltarsi contro la madre, che gli infligge la classica punizione dell’“A letto senza cena!”. Ma è proprio da questa punizione che Max parte per un viaggio immaginario che dalla sua cameretta chiusa e desolata lo porta in un mondo aperto e trasgressivo, in cui diventa il re dei mostri selvaggi, creature affamate e demoniache che, come lui, ne combinano di tutti i colori. Per poi avvertire la nostalgia di casa, e iniziare un lento cammino a ritroso, che lo riporta nella sua cameretta dove, ora, aleggia nell’aria un buon profumo di cibo. Un vero percorso di crescita che si compie nello spazio onirico di una notte, e che viene magistralmente raccontato dall’arte di Sendak, che combina perfettamente il testo alle immagini: si pensi ai disegni dapprima racchiusi in riquadri (quando Max è “recluso” in camera), e poi “esplosi” sulle due pagine, senza testo, nel momento in cui il bambino, divenuto re di questo mondo onirico, scatena la ridda selvaggia e balla danze sfrenate, liberatorie e bestiali insieme ai mostri che lo venerano appunto come il loro sovrano.
Un testo affascinante, che non ha smesso di parlare neppure oggi, a cinquant’anni dalla sua prima edizione, e che si presta ad accese discussioni in classe sulle paure segrete dei bambini e sulle loro piccole e grandi trasgressioni.
Il 25 febbraio del 2015 (si vedano gli articoli del
Il piedipalopade è un animale aggressivo.
Nata a Londra nel 1948,
Nel settore degli albi illustrati, uno dei più grandi capolavori degli ultimi anni è senza dubbio Tararì tararera… di Emanuela Bussolati (Carthusia, 2009). Le immagini e le parole (entrambe dell’autrice) creano insieme una storia unica nel suo genere. La particolarità del libro è data, infatti, dall’essere scritto in una lingua inventata, una sorta di non-lingua (la lingua Piripù), che però, se letta in modo espressivo e dopo un’accurata preparazione, diventa chiarissima nel suo significato, combinandosi appunto con le illustrazioni.
Simone Fornara e Luca Cignetti ospiti in diretta di Antonio Bolzani durante la trasmissione radiofonica “La consulenza” di RSI Rete Uno (martedì 16.12.2014). La trasmissione è stata una bella occasione per discutere della scrittura delle giovani generazioni, tra “doveri” scolastici e pratiche “digitate” legate ai nuovi mezzi di comunicazione.
