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Il progetto Italfabula a Bolzano

Dal 4 al 6 dicembre 2023 si è svolto, presso la sede dell’Eurac Research di Bolzano, il convegno «A lezione con più lingue: educazione plurilingue come ponte tra ricerca e pratiche scolastiche. Conferenza internazionale e multilingue dedicata all’educazione plurilingue nell’ambito dell’istruzione primaria e secondaria».

Durante una delle sessioni parallele, Simone Fornara e Sara Giulivi hanno presentato l’intervento Italfabula. Didattica dell’italiano lingua seconda e straniera attraverso l’albo illustrato, in prospettiva interculturale, finalizzato a descrivere l’impostazione alla base di un innovativo progetto SUPSI-DFA/ASP di produzione di materiali didattici fondati sugli albi illustrati.

Cliccare qui per scaricare il programma completo dell’evento.

Una strana creatura nel mio armadio. Le letture di Scuro Moltamorte

Dopo averle viste in giro per scuole, teatri e luoghi pubblici, le letture di Scuro Moltamorte approdano finalmente su YouTube.

Da oggi, infatti, il missionario della narrazione ha deciso di avviare quella che si annuncia come una lunga serie di letture di albi illustrati con il libro Una strana creatura nel mio armadio di Mercer Meyer (Kalandraka, 2015).

Questo, come gli altri video che seguiranno, è liberamente utilizzabile in ambito educativo e non a scopi di lucro. Unico accorgimento: citare con precisione la fonte.

Gli albi illustrati e la didattica dell’italiano: un articolo su «Italica Wratislaviensia»

2017_iwGli albi illustrati (e la variante dei silent book, cioè gli albi di sole immagini) sono libri per l’infanzia considerati da molti idonei solo ai bambini in età prescolare o nei primissimi anni di scolarizzazione, e per questo per lo più trascurati a livello di insegnamento negli ordini scolastici successivi. In realtà, le potenzialità didattiche degli albi illustrati, caratterizzati negli esempi più riusciti da un perfetto connubio tra parole e immagini, sono enormi, in particolare per la scuola primaria: per ciò che riguarda la didattica dell’italiano, ad esempio, si rivelano dei supporti straordinari per un’impostazione di tipo progettuale che permetta di integrare l’insegnamento/apprendimento di tutte le abilità linguistiche e della riflessione sulla lingua, cioè dei perni sui quali si reggono i programmi e i piani di studio relativi alla lingua italiana dei paesi e dei contesti italofoni.

L’articolo di Simone Fornara Viaggi di immagini e parole.
La didattica dell’italiano nella scuola primaria con gli albi illustrati e i silent book, pubblicato sul numero 8 (2017) della rivista «Italica Wratislaviensia», si propone di sostanziare questa convinzione attraverso la definizione di una possibile classificazione degli albi illustrati in sei distinte tipologie e la contestuale descrizione di alcuni percorsi didattici sviluppati in scuole primarie del Canton Ticino (Svizzera italiana), incentrati sull’utilizzo di albi illustrati. Puntando sul piacere di leggere storie coinvolgenti e sulla motivazione, l’albo illustrato consente di lavorare in vista di obiettivi ambiziosi e stimolanti (ad esempio, la redazione di uno o più albi illustrati nuovi, ispirati a quello scelto all’inizio del percorso, oppure la trasposizione teatrale del testo di partenza), puntando nel contempo a sviluppare le competenze degli allievi per ciò che riguarda il parlato e l’ascolto, la lettura e la scrittura.

L’articolo è disponibile a questo link.

Cliccando qui, invece, è possibile scaricare l’intero numero della rivista, dedicato alla letteratura per l’infanzia.

Ancora su albi illustrati e censura: un articolo sulla rivista «gender / sexuality / italy»

2016_gsiIl 2016 si chiude con una mia nuova pubblicazione su un tema di  cui ho già avuto modo di discutere: la censura degli albi illustrati accusati di promuovere la presunta “teoria gender” dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

In questa occasione, però, ho modo di approfondire l’argomento proponendo un’analisi rigorosa dei libri inseriti nella “lista Brugnaro” e delle derive di questo tipo di iniziative, smascherandone (credo) la contradditorietà e l’incoerenza con gli scopi educativi dichiarati.

L’articolo, intitolato Nessuno tocchi Guizzino. Gli albi illustrati in Italia tra “teoria gender”, false interpretazioni e censura, è stato pubblicato sul numero 3 (2016) dalla rivista americana gender / sexuality / italy (GSI), ed è disponibile in pdf a questo link.

Buona lettura e, con l’occasione, un sincero augurio di un ottimo 2017 libero da pregiudizi!

 

Scegliere storie divergenti e di qualità

DSC_3878bLa rubrica del «Corriere del Ticino» L’antro di Scuro Moltamorte si avvia alla sua conclusione: sul numero di oggi (02.08.2016, p. 25), il barbuto missionario della narrazione propone il penultimo suggerimento per catturare giovani lettori, soffermadosi sull’importanza delle storie d’autore che sorprendano per il loro contenuto divergente, fuori dagli schemi.

Per saperne di più, potete leggere la pagina del suo diario o scaricare qui il pdf dell’articolo.

(Ri)scoprire l’albo illustrato

DSC_3876bLa rubrica del «Corriere del Ticino» L’antro di Scuro Moltamorte è giunta alla sesta puntata. Sul quotidiano del 29.07.2016 (p. 27), Scuro Moltamorte fa bella mostra di sé con tre esemplari in tre lingue diverse del capolavoro di Maurice Sendak, Nel paese dei mostri selvaggi. Il suo sesto suggerimento per catturare giovani lettori, infatti, riguarda proprio gli albi illustrati e la loro riscoperta (soprattutto a livello didattico).

Per sapere come si possono definire gli albi illustrati e che cosa li distingue da altre forme di narrativa con le figure, potete leggere la pagina del suo diario o scaricare il pdf dell’articolo cliccando qui.

 

Animare la lettura con tante voci

DSC_3865bQuinta puntata della rubrica L’antro di Scuro Moltamorte. Questa volta, due mostruosi Scuri fanno capolino dalla foto che affianca l’articolo, nel quale il missionario della narrazione illustra un altro suggerimento per catturare giovani lettori: i segreti della lettura a più voci.

L’occasione è ghiotta per citare alcuni albi illustrati adattissimi per animare letture coinvolgenti e divertenti: Due mostri di David McKee, Non è una buona idea e la serie di Reginald e Tina di Mo Willems, Sono io il più forte di Mario Ramos.

Per saperne di più, leggete la pagina del diario di Scuro o scaricate il pdf dell’articolo del «Corriere del Ticino» (25.07.2016, p. 21).

Scuro Moltamorte ospite del Bidello Ulisse

2016_04_27_Bidello_UlisseQuarta apparizione di Scuro Moltamorte su Teleticino: il 27 aprile 2016, lo schifosissimo missionario della narrazione (così si definisce lui) è stato ospite di Daniele Dell’Agnola e del suo Bidello Ulisse nella rete dei libri.

A differenza delle altre puntate, questa volta Scuro non ha fatto la parte dell’intruso, ma si è lasciato intervistare per svelare al pubblico qualche dettaglio su di sé (ad esempio, la sua “provenienza” dal libro La barba magica di Natale, di Simone Fornara e Mario Gamba) e sulla sua passione per gli albi illustrati.

Ha parlato (ovviamente) del capolavoro di Maurice Sendak, Nel paese dei mostri selvaggi, e poi dell’albo minimalista di Shel Silverstein Alla ricerca del pezzo perduto, per finire con un saluto del tutto particolare, ispirato all’albo cartonato Io vado! di Matthieu Maudet.

Come sempre, si può vedere il video della puntata cliccando qui o sull’immagine, mentre si possono leggere le impressioni di Scuro a questo link.

Pagine da divorare o che ti divorano

Dalla rubrica Libri sui banchi del «Corriere del Ticino» (25.08.2015, p. 25):

014_copertinaNelle ultime puntate di “Libri sui banchi” abbiamo avuto modo di presentare alcuni albi illustrati realizzati da autori che hanno “giocato” con l’oggetto libro. Per completare il discorso, non resta che parlare di quel filone della letteratura illustrata per l’infanzia che mette al centro della narrazione il libro stesso. Si tratta di albi che paiono quanto mai azzeccati per promuovere il piacere di leggere nei bambini che non hanno la fortuna di avere un contatto quotidiano con i libri, o di rafforzare la convinzione che leggere è una gran bella cosa nei bambini che già ci sono abituati.

Ci sono, ad esempio, libri dispettosi che divorano le cose, come Ehi, questo libro ha appena mangiato il mio cane! di Richard Byrne (Gallucci, 2014), nel quale una bambina che sta tranquillamente portando a spasso il cane per le pagine lo vede sparire all’improvviso, inghiottito dal centro del libro; stessa sorte tocca a lei e a chi cerca di aiutarla, fino a quando un bigliettino invita il lettore a scuotere il libro, e tutto (o quasi) si risolve per il meglio. Ma ci sono anche bambini che divorano i libri, in senso letterale, come L’Incredibile bimbo mangia libri di Oliver Jeffers (Zoolibri, 2009), che solo dopo molte peripezie giunge a capire che i libri sono sì cibo, ma cibo per la mente, e che dunque non vanno ingeriti ma letti.

Oppure, ci sono libri che non devono essere aperti, come Non aprire questo libro! di Michaela Muntean e Pascal Lemaitre (il castoro, 2010), che già dal titolo è un irresistibile invito a fare proprio il contrario; e, una volta infranto il divieto, si scopre un porcellino scrittore che non ha idee per scrivere, e che è molto infastidito per essere stato disturbato dal maleducato lettore nel bel mezzo del suo sforzo creativo. All’opposto, ci sono libri che vanno assolutamente aperti, come Apri questo piccolo libro di Jesse Klausmeier e Suzy Lee (Corraini, 2013), una suggestiva idea “a scatole cinesi”, le cui pagine, di dimensioni sempre più ridotte, simulano la continua apertura di tanti piccoli libri, in fondo ai quali c’è una breve storia sui… libri.

Le pagine di un libro possono diventare struggenti metafore, come succede nel Bambino tra le pagine di Peter Carnavas (Valentina Edizioni, 2015), la cui vita si dipana con lo scorrere dei fogli, dalla nascita alla vecchiaia, fino al commovente finale; oppure possono diventare terreno di caccia di strane creaturine come L’acchiappalibri di Helen e Thomas Doherty (Nord-Sud Edizioni, 2013), che ruba i libri per una ragione ben precisa (“è che i libri mi fanno compagnia / Io sono solo, il più solo che ci sia…”).

E se il problema è staccare il nativo digitale dall’iPad, ecco che È un libro di Lane Smith (Rizzoli, 2010) fa al caso vostro: è la storia di una scimmia che legge un libro e di un asino che, pur alle prese con il suo portatile, alla fine non riesce a resistere alla tentazione di mettere il naso tra le pagine di carta dell’amico, e ne resta catturato. Per poi rassicurare la scimmia dicendo “Non preoccuparti, lo metto in carica appena l’ho finito!”, e meritandosi, per questo, quella che secondo “The New Yorker” è “la miglior battuta finale mai scritta nella storia della letteratura per ragazzi” (quale? be’, non voglio certo rovinarvi la sorpresa, ma vi assicuro che è epocale).

Infine, ci sono libri che parlano di biblioteche. Fra questi, uno dei più noti è senza dubbio Un leone in biblioteca, che scopriremo nell’ultima puntata della terza stagione di “Libri sui banchi”.

Cliccando qui è possibile scaricare il pdf dell’articolo pubblicato sul  «Corriere del Ticino».

Libri diversamente belli

Dalla rubrica Libri sui banchi del «Corriere del Ticino» (27.07.2015, p. 23):

007_copertinaIl dizionario De Mauro spiega l’uso sostantivato della parola “diverso” in questo modo: “chi per caratteristiche o comportamenti differisce, o secondo stereotipi si crede che differisca, da ciò che si considera normale”. La definizione è chiara, ma il problema è tutt’altro che risolto: per applicare quest’etichetta a qualcuno, infatti, bisognerebbe determinare in modo univoco ciò che è “normale”. Un’impresa votata all’insuccesso, statene certi. Infatti, si può differire dalla presunta normalità in almeno un milione di modi: si è diversi dagli altri per aspetto fisico, per colore della pelle, per taglio dei capelli, per gusti, per abiti indossati, per passioni, per abilità, per manie e ossessioni, per talento e per carattere. Potremmo anche dire che è normale essere diversi, in fondo.

Ma la definizione del vocabolario, con il termine “stereotipi”, ci dà un indizio in più: stereotipo è ogni “modello ricorrente e convenzionale di comportamento, discorso, pensiero” e, ancora, ogni “opinione precostituita, non acquisita sulla base di un’esperienza diretta e scarsamente suscettibile di modifica”. È proprio qui il nocciolo della questione: il concetto di diversità nasce insieme al costituirsi degli stereotipi, che non preesistono all’individuo; è la società in cui ci troviamo immersi che li determina e poi li trasmette. Così li imparano (loro malgrado) anche i bambini, e sradicarli è impresa ardua. Già, perché i bambini sono naturalmente sintonizzati sulla presunta diversità: non ne restano scandalizzati, quando non hanno ancora subito la standardizzazione degli stereotipi duri a morire. Noi adulti, invece, a seconda dei punti di vista da cui partiamo, possiamo scandalizzarci se vediamo due uomini passeggiare mano nella mano, una donna coperta da un burka, un maestro di scuola con piercing ovunque, o una famiglia di sole donne; oppure possiamo sentirci imbarazzati se dobbiamo in qualche modo interagire con una persona “diversamente abile”, come si usa dire. Èuna questione di educazione, direte voi. E di stereotipi, appunto.

Per fortuna, come spesso capita, i libri ci vengono in aiuto. Alcuni di essi sono valigette del pronto soccorso contro pregiudizi e stereotipi, per ricordarci di non aver paura di chi non è come noi. E con i bambini il loro compito di soccorritori è ancora più semplice, proprio perché è più facile scalzare gli stereotipi “freschi” che quelli stantii, o prevenirne l’insorgenza. Nelle prossime tre puntate di “Libri sui banchi”, tre coppie di studenti del DFA ci parleranno di libri che affrontano alcune facce della diversità: un’amicizia apparentemente “problematica” (Ernest e Celestine di Pennac), lo scoglio di un aspetto fisico non proprio “invitante” (Voglio un abbraccio di John A. Rowe), il rovesciamento dello stereotipo in base al quale le streghe dovrebbero sempre essere brutte e fare paura (Streghetta mia di Bianca Pitzorno). E gli albi illustrati offrono molte variazioni sul tema: ad esempio, fanno riflettere sul diverso concetto di famiglia che si sta imponendo ai nostri tempi (Piccolo uovo di Francesca Pardi e Altan, ed. Lo Stampatello), oppure parlano di pipistrelli che dormono dritti in piedi e non a testa in giù (Io non sono come gli altri di Janik Coat, Margherita Edizioni), oppure ci fanno capire che la cosa più importante è sempre ciò che ci rende unici (La cosa più importante di Antonella Abbatiello, ed. Fatatrac).

Libri che vale la pena di sfogliare, per sentirsi normalmente diversi e contenti di esserlo.

Cliccando qui è possibile scaricare il pdf dell’articolo pubblicato sul  «Corriere del Ticino».