La battaglia navale della punteggiatura

punteggiaturaIn più occasioni mi è capitato di mettere in discussione la reale utilità di uno degli esercizi più sfruttati per l’insegnamento della punteggiatura: l’inserimento dei segni in un testo che ne è privo. Gli schedari per la scuola primaria in commercio ne sono pieni, tanto che spesso diventa il fulcro attorno al quale ruota la didattica dell’interpunzione. Questo tipo di esercizio, però, più che insegnare, permette di verificare le competenze dell’allievo e di monitorarne l’evoluzione, ma anche in ciò ha dei limiti: la reale competenza d’uso si vede infatti solo nella composizione (più o meno libera) di un testo, e non nello svolgimento di esercizi. Per questo motivo, ad esempio nel mio libro Alla scoperta della punteggiatura. Proposte didattiche per riflettere sul testo (Roma, Carocci, 2012), ne ho proposto un uso parco, avanzando nel contempo l’idea che, per essere più utile, andrebbe collegato al discorso sulle tipologie testuali, chiedendo agli allievi di inserire i segni in testi appartenenti in modo chiaro a una di esse: in questo modo, l’allievo capisce che a una tipologia testuale precisa corrisponde un uso più o meno vincolato dei segni di punteggiatura. Ad esempio, in un testo regolativo (una ricetta o le istruzioni di un gioco), la posizione dei segni diventa quasi obbligata, mentre in un testo narrativo è un po’ più libera. In questo modo è possibile rivitalizzare un esercizio un po’ vetusto, rendendolo più coerente con i contenuti dei programmi di studio odierni e con i principi che regolano (e che dovrebbero guidare) la didattica dell’italiano del terzo millennio.

Per questo, mi ha fatto enormemente piacere ricevere la lettera di una maestra di scuola primaria, Raffaella del Bono, dell’Istituto Comprensivo M.K. Gandhi di Pontedera (PI), che ha avuto la gentilezza di condividere con me un proposta didattica sulla punteggiatura ispirata a quelle mie pagine e che lei, con grande creatività e passione, ha rielaborato per i suoi allievi. Si tratta di un’affascinante battaglia navale interpuntiva.

Il gioco, che si svolge a coppie (o in due squadre), è molto semplice: si gioca come la battaglia navale classica, solo che invece di colpire e affondare le navi, bisogna indovinare dove sono posizionati e quali sono i segni di punteggiatura all’interno di un testo.

La maestra Raffaella ha avuto anche la pazienza di rispondere ad alcune mie domande: le sue parole permettono di capire meglio lo spirito che anima questa e altre iniziative simili.

Come è nata l’idea di una battaglia navale della punteggiatura?

Io lavoro in una scuola che fa parte della rete delle scuole “Senza Zaino”. Il “Senza Zaino” è un modello che si sta diffondendo da una decina d’anni in molti Istituti (credo che siano circa un centinaio in Italia). Partito dalla Toscana, e precisamente da Lucca, dove il dirigente scolastico Marco Orsi lo ha elaborato, si sta diffondendo in varie regioni. Gli aspetti che caratterizzano questo modello di scuola sono molteplici: l’eliminazione dello zaino è solo il più eclatante. Tra le molte caratteristiche del modello vi è la valorizzazione del lavoro differenziato per favorire l’autonomia degli alunni. In pratica ci sono momenti, durante la settimana, in cui la classe non segue un’attività uguale per tutti, ma i ragazzi lavorano su attività differenti, in autonomia. Per questo gli insegnanti predispongono degli strumenti di lavoro che permettano tali attività e il controllo autonomo dell’errore. Tutti noi siamo quindi impegnati nell’elaborazione di strumenti di lavoro sempre nuovi. Caratteristica di questi strumenti è generalmente quella di essere motivanti e accattivanti. Ci sono scuole dove sono state istituite delle “Fabbriche di strumenti” che gli insegnanti della rete possono visitare e a cui possono ispirarsi per creare il proprio materiale. Non ho mai trovato però nulla che riguardasse la punteggiatura e così qualche giorno fa mi sono messa a pensare a cosa avrei potuto realizzare. Sull’onda di alcuni strumenti che avevo appena realizzato (Gioco dell’oca di verbi e aggettivi, Memory dell’Indicativo), ho pensato a un altro gioco “classico” per bambini, la Battaglia Navale. Il gioco doveva permettere un lavoro in coppia e consentire il controllo autonomo dell’errore. La Battaglia Navale è ovviamente pensata come un momento di esercitazione successivo al percorso collettivo di riflessione sulla punteggiatura.

Quello che vorrei sottolineare è che le idee per una didattica innovativa non nascono da sole, sono spesso frutto di ambienti  stimolanti e all’avanguardia.

Quali sono le reazioni degli allievi di fronte a queste attività?

In generale le reazioni a questi stimoli sono sempre molto positive. I bambini sono sempre entusiasti di utilizzare strumenti che rendano la didattica più interessante e meno monotona.

E in termini di apprendimento, che cosa si può dire di attività come queste? Dalla sua esperienza, ha ricavato che servono davvero a qualcosa?

Sì, sono convinta che servano davvero. Vengo da un’esperienza molto lunga nella scuola dell’Infanzia. Lì è pratica comune inserire il gioco, libero o guidato, nella didattica. Il gioco, da sempre, sia in contesti formali che informali, permette l’acquisizione di numerosi apprendimenti. Nella scuola primaria non è sempre facile proporre la pratica ludica nella didattica, ma quando è possibile i bambini sono sicuramente molto più motivati. La motivazione è un grosso motore per imparare.

Un grande grazie, dunque, alla maestra Raffaella: è per merito di persone appassionate come lei che le nuove generazioni possono disporre di occasioni di apprendimento stimolanti e rispettose delle loro straordinarie (e troppo spesso trascurate) capacità.

Cliccare qui per scaricare le istruzioni e tutti i materiali didattici della Battaglia navale della punteggiatura.

2 commenti su “La battaglia navale della punteggiatura”

  1. Bel post, fonte d’ispirazione come sempre. Belle attività e bella realtà quella di “Senza zaino”. Il tuo blog è per me una fonte inesauribile di stimoli. Sarà un piacere e un onore incontrarti in occasione del Congresso SILFI a Madrid.
    A presto.

    1. Grazie, Fabrizio, troppo gentile! E scusa per il ritardo con cui ho letto il tuo messaggio. A Madrid, dunque.

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